PER COSTRUIRE UN NUOVO CONTRATTO SOCIALE PER L’EDUCAZIONE

27 AGOSTO 2022 – NAPOLI

“Ri- immaginare il nostro futuro insieme: un nuovo contratto sociale per l’educazione”

MANIFESTO FIDAE 2022-2023

Rivestiti di Speranza educhiamo a immaginare nuovi futuri

Introduzione

Il Consiglio Nazionale FIDAE si è riunito nella terra di Campania, nella quale vive una Chiesa bella che condivide il desiderio di Papa Francesco di costruire un Patto Educativo Globale, che si assuma il compito di aiutare le giovani generazioni a immaginare nuovi futuri. Ci siamo lasciati ispirare dal rapporto UNESCO dal titolo «Reimagining our Futures together: A new social Contract for Education», e siamo divenuti nuovamente consapevoli che l’educazione prende le sue mosse non tanto dal “far fronte a dei problemi”, quanto piuttosto da quel senso di meraviglia che suscitano gli occhi delle allieve e degli allievi, che chiedono ai loro educatori di essere aiutati a esplorare gli orizzonti che conducono al bene, al bello, al buono.

IL TERRITORIO: IL LUOGO DI UNA SCUOLA “SOCIAL-GROUP”

Le scuole FIDAE operano su dei territori che si contraddistinguono per la loro singolarità storica, geografica e sociale. Nonostante delle diversità evidenti, ci sono degli aspetti che accomunano tutte le nostre opere educative.

  1. Ogni lembo della nostra terra è abitato da giovani generazioni che non hanno paura di chiederci – con dei linguaggi che spesso non vogliamo intendere ed ascoltare – di cercare insieme a loro un modo più giusto, più fraterno. Sappiamo che ci sono ancora tanti bambini, adolescenti e giovani ai quali non è concessa la possibilità di essere guardati negli occhi con quello sguardo amante che è capace di far intravedere le proprie potenzialità, i propri talenti.
  2. Le diverse regioni italiane hanno un immenso patrimonio fatto di tradizioni, usi, costumi, di realtà industriali, caritative, ecclesiali che hanno bisogno dei giovani. Proprio perché non possiamo tacere la nostra preoccupazione per l’inverno demografico che stiamo vivendo, sentiamo in pari tempo l’urgenza di investire tutte le nostre energie perché i giovani, la risorsa rigenerativa di ogni paese e di ogni società, possano essere il fermento di un’umanità nuova, capace di costruire quell’ecologia integrale che papa Francesco desidera per il mondo intero.
  3. Operiamo in un territorio dove ci sono genitori che apprezzano il nostro stile educativo di Scuole Paritarie Cattoliche. La nostra azione riconosciuta dalla Chiesa e della società si trova spesso a fare i conti con delle difficoltà che ci potrebbero far perdere la speranza; le nostre scuole paritarie lottano ogni giorno per far fronte ai costi di gestione che si prospettano in questi tempi ancor più gravosi a causa delle ripercussioni in tutta Europa del conflitto Russo-Ucraino, per poter assumere figure professionali che rispettino le richieste della legge sulla Parità.
  4. Da Nord a Sud la Scuola Paritaria Cattolica è una risorsa preziosa: ad essa accedono le giovani generazioni, non necessariamente cristiane e cattoliche, che cercano in essa laboratori di pace, e di convivenza fraterna.

Per questo motivo la FIDAE si impegna in ogni provincia italiana a favorire percorsi sinodali tra tutte le donne e gli uomini disponibili a guardare in faccia le giovani generazioni, ascoltare le loro domande e i loro bisogni, per rispondere ad essi con un patto educativo globale capace di additare i valori che contraddistinguono un mondo più fraterno. Crediamo dunque che in ogni singolo territorio la scuola può essere il luogo prezioso nel quale tutto il gruppo sociale trova la sua espressione sintetica.

LA PERSONA UMANA: “RIVESTITA” DI SPERANZA.

I nostri territori sono abitati da donne e uomini che, proprio perché «nati da donna», perché generati, sono persone umane: per questo motivo nelle nostre scuole è viva la coscienza che la fragilità della disabilità, di una storia ferita che ha portato alla scelta non semplice dell’immigrazione, non priva l’essere umano della sua caratteristica di persona. Alla persona umana noi rivolgiamo tutte le nostre fatiche e le nostre energie: lo facciamo come discepoli di Gesù di Nazareth che ha fissato con amore ogni essere umano, anche chi – come il giovane ricco – non è stato capace di sostenere il suo sguardo. Guardiamo all’esempio di donne e uomini santi che hanno affrontato problemi economici ben più gravi di quello presente, pur di poter sognare insieme ai giovani “futuro”. Per questo, in un tempo provato dall’assenza di pace, dalla terra che – con i suoi cambiamenti climatici – espone tutte le sue ferite, vogliamo lascarci rivestire dalla Speranza del Vangelo di Gesù, la virtù che ci rende educatori credibili e amabili. Solo chi è capace di lasciarsi rivestire di speranza è capace di far emozionare il cuore di chi fatica a dare un senso al proprio presente. La speranza offerta dal Vangelo ci assicura che un’umanità nuova, santa e immacolata nell’amore (Ef 1,1-12), è realmente possibile! Se la Chiesa ha generato in noi una vocazione educativa, lo dobbiamo alla testimonianza di maestri che sono stati per noi segni credibili di questa speranza. Ora anche noi, con quello che siamo, desideriamo essere un segno della speranza evangelica, facendoci fratelli e sorelle delle persone che offrono e domandano alla scuola segni di un’umanità nuova.

UNA SPERANZA CHE RIGENERA L’IMMAGINAZIONE

Le immagini che ci giungono dalla guerra in Ucraina e Russia e degli altri conflitti nel mondo, quelle dei barconi rovesciati nel Mare Mediterraneo, le storie di violenza che quotidianamente i telegiornali ci narrano hanno ferito la nostra immaginazione. Ci troviamo in una terra, quella Campana, nella quale ancora oggi la lotta alla dispersione scolastica è il segno concreto di ragazzi e ragazze feriti, che sono stati privati dagli adulti delle risorse per poter immaginare un futuro. Siamo tuttavia persuasi che la nostra immaginazione è ferita, ma non morta! Solo la speranza può “rigenerare” la nostra immaginazione. Il martirio di don Pino Puglisi, la santità educativa di S. Filippo Smaldone di tanti altri uomini e donne del Sud Italia, ci permettono di credere con convinzione che la speranza evangelica – capace di fare della propria vita un’offerta d’amore – può rigenerare l’immaginazione delle giovani generazioni, per un futuro di legalità, di giustizia, di equità sociale, un futuro nel quale l’essere umano non è mai visto come uno scarto, ma sempre e solo una risorsa preziosa. È possibile “ri-generare” l’immaginazione dei piccoli, solo se noi adulti lasciamo che anche la nostra immaginazione ferita e denutrita da un utilitarismo e da un consumismo sfrenati, venga curata dalla Grazia della memoria degli incontri che hanno fatto nascere la nostra vocazione educativa.

L’IMMAGINAZIONE GENERA PATTI “INIMMAGINABILI”

Solo un’immaginazione rigenerata dalla speranza è capace anche di credere possibile la costruzione di “patti inimmaginabili”. Con Papa Francesco crediamo fortemente che l’educazione non abbia bisogno tanto di un “contratto” ma di “patto”! La fede ebraico-cristiana ci ha insegnato a immaginare l’inimmaginabile: un patto di alleanza tra Dio e l’uomo! Il patto non va alla ricerca di un tornaconto economico; il patto richiede invece tutta la libertà e la volontà d’amore capace di credere che insieme si possano generare gesti d’amore. Noi crediamo dunque che la speranza che ha generato in noi l’incontro con Gesù e il dono del suo Spirito renda ancora oggi gli attori della Scuola Cattolica capaci di immaginare legami tra scuole, università, persone, istituzioni, industrie, terzo settore per diffondere il bene. Le esperienze di service-learning così come le relazioni tra FIDAE provinciali e regionali ci dicono che tutto questo è possibile! Viviamo in un mondo “globalizzato” e “connesso”: due parole che indicano il superamento di ogni barriera e di ogni limite. Potremo educare le giovani generazioni a vivere intelligentemente e a sapere cogliere le potenzialità del tempo presente, solo se noi adulti sapremo offrire loro esempi concreti, costanti, non estemporanei di relazioni che si pongono a loro servizio. Se vogliamo aiutare i più piccoli a immaginare un mondo fraterno e pacifico, ciò che oggi potrebbe sembrare inimmaginabile, dobbiamo fornire loro le basi per poterlo fare: un mondo di adulti che, senza pregiudizio di alcun genere, è capace di “servire” i piccoli.

I PATTI INIMMAGINABILI GENERANO EDUCATORI CAPACI DI TRASFORMARE

Come potrebbe sembrare inimmaginabile che Dio possa stringere un patto di alleanza con l’uomo, così potrebbe sembrare inimmaginabile che le scuole lavorino insieme, che le religioni dialoghino per divenire uno strumento di bene per i giovani. Eppure tutto questo, come un seme, è già realtà non più inimmaginabile! Ne sono un esempio le scuole consorziate nel progetto Erasmus+ che ha visto impegnati docenti e studenti delle scuole FIDAE, Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar. La fede che ha generato la nostra vocazione educativa ci rende convinti che ogni patto buono genera e trasforma il cuore. Nel nuovo Patto di Alleanza stretto nel sacrificio pasquale il cuore dell’uomo viene cambiato, reso nuovo. Siamo perciò convinti che lo Spirito saprà rendere coraggiosi i cuori degli uomini e delle donne che stringono patti per essere educatori che trasformano il mondo. Pensiamo a chi liberamente ancora oggi stringe un patto d’amore nel matrimonio, nella professione religiosa, nel servizio presbiterale. Siamo riconoscenti alle migliaia di docenti delle nostre scuole che, con professionalità, ogni giorno rinnovano il loro patto di alleanza con le nostre progettualità educative nonostante le difficoltà del tempo presente. Sono questi i semi che ci invitano a credere e sperare che sia lecito e possibile immaginare un mondo giusto e fraterno.

IMMAGINIAMO EDUCATORI GENERATORI DI SPERANZA

Affinché le parole “immaginazione” e “patto educativo globale” non si fermino ad essere strumenti per una vuota retorica, è necessario che esse siano riempite di contenuto. Che cosa immaginiamo? Perché stringiamo un patto educativo globale? Napoli, come ogni altra città, conserva ancora oggi scrupolosamente i reperti archeologici sotterranei della propria storia. Vogliamo chiudere questo nostro messaggio con un’immagine fotografica del complesso sotterraneo di San Lorenzo che abbiamo visitato al termine dei nostri lavori. Sotto la città di Napoli ci sono i resti di una polis nella quale uomini e donne hanno stretto legami commerciali, hanno obbedito alle leggi, pagato le tasse, hanno vissuto legami di ospitalità. Possiamo contemplare queste bellezze artistiche antiche perché siamo stati preceduti da millenni di generazioni che hanno osato sperare in un mondo nuovo, giusto, fraterno: lo hanno fatto insieme, mai da soli, nel contesto difficile ma pur sempre esaltante delle relazioni di una polis. La città di Napoli sotterranea ci invita a immaginare che anche la nostra polis attuale possa essere la base sulla quale altri uomini e donne dopo di noi continueranno a dire il proprio “sì” alla vocazione di guardare negli occhi i piccoli, ascoltare le loro domande e i loro desideri, e prenderli per mano per ricercare insieme la verità definitiva che la nostra fede ci invita a chiamare Dio, tutto, in tutti 1 Cor 15, 28.